Mauro Biglino

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Mauro Biglino: “la Bibbia non parla di Dio”.

Biglino ha collaborato come traduttore di ebraico biblico ad un progetto editoriale delle Edizioni San Paolo curato da Piergiorgio Beretta eseguendo la traduzione interlineare di diciassette libri del testo masoretico della Bibbia ovvero i 12 Profeti minori e le 5 Meghilot traduzioni raccolte nei due volumi I profeti minori e I cinque Meghillôt.

Mauro Biglino, rilevando nella traduzione letteraria del Vecchio Testamento elementi non teologici ma puramente di fatto (nello specifico analizzando il codice masoretico di Leningrado), introduce una nuova ipotesi, anche biologica, sulla natura dell’essere umano, basando la sua traduzione sul significato letterale delle descrizioni e dei racconti e rifiutandone ogni interpretazione “sovra-letterale”.

“Di DIO non ne parlo perche’ non ne so nulla (Biglino)”

Basta fingere che i racconti siano descrizioni veritiere che non significano altro che quello che descrivono, e rileggendo la Bibbia ci si apre un mondo diverso da quello che ci hanno raccontato…

PREMESSA: le sacre scritture non consentono veramente una lettura teologica bensì contengono la cronaca, ancorché frammentaria e dalla ricostruzione congetturale, di una ancestrale discesa, presenza, interferenza, e dominazione aliena sulla Terra, per lo meno in area vicino-orientale. Raccontano la storia di un solo ELOHIM e di parte della famiglia di Giacobbe a lui affidata.

“Leggere Mauro Biglino significa avere costantemente le vertigini. Significa mettere in discussione tutte le nostre certezze, avvalorate da secoli di dottrina, di catechesi, di tradizioni popolari, costruite sulle fondamenta dell’Antico Testamento come testo rivelato dal quale Dio ha parlato all’Umanità. Ma quelle fondamenta sembrano sgretolarsi sotto i colpi di piccone di un’analisi testuale, puntigliosa fino a diventare maniacale, che ne mette in rilievo ogni minima contraddizione ed elimina ogni sovrastruttura teologica. […] Nei precedenti libri, Biglino ha proceduto con la meticolosità del filologo, traducendo letteralmente interi passi dall’ebraico o soffermandosi su singole parole, affrontando varianti ed interpolazioni nel testo originale masoretico, esaminando le possibili e diverse interpretazioni. Un lavoro da accademico – anche se in netto contrasto con la lectio dominante – che costringe il lettore ad un supplemento di attenzione e di concentrazione per tenere il passo dell’erudito” (cit.Sabrina Pieragostini, giornalista Mediaset)

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